Il II Meeting Nazionale AiSDeT sarà preceduto da una giornata introduttiva con due sessioni dedicate alla Sala Operatoria del futuro e alle best practice di telemedicina nei processi di cura.
La giornata sarà aperta da Ottavio di Cillo, Direttore Area eHealth AReSS Regione Puglia e Presidente AiSDeT, e vedrà l’introduzione di Angela Pezzolla, Direttrice Responsabile UOS Chirurgia Videolaparoscopica presso AOU Policlinico Bari e Dipartimento emergenza e trapianti d’organo Università di Bari, che interverrà sulla sempre maggiore importanza dell’introduzione della robotica nella sala operatoria.
“L’avanzare della tecnologia e delle tecniche mini-invasive rappresenta un passo importante nell’evoluzione della sala operatoria e contribuirà sempre più alla creazione della sala operatoria del futuro, che renderà la realtà live a tutto il team – spiega Angela Pezzolla – L’ambiente di lavoro chirurgico sarà combinato con attrezzature per la diagnostica per immagini estemporanea ed un letto operatorio mutifunzionale. In tal modo, si procede a migliorare la sicurezza del paziente, diminuire i rischi ed i ritardi e ridurre, infine, i costi.
“L’adozione della chirurgia robotica in Italia si sta diffondendo notevolmente – continua Pezzolla – permette di ottenere vantaggi notevoli alla luce di tre punti di forza essenziali: la precisione, la mini-invasività, la magnificazione. Queste caratteristiche ci permettono di raggiungere obiettivi importanti quali, ad esempio, evitare estese laparotomie e ridurre la degenza.
Proprio alla luce dell’importante impatto innovativo su mini-invasività della chirurgia laparoscopica e toracoscopica, la robotica in sala operatoria non può mancare nel percorso di formazione dei giovani chirurghi. “In Europa si conta una media di circa 5 milioni di procedure di chirurgia robotica, mentre in Italia se ne registrano circa 20 mila” – conclude Pezzolla – È opportuno invogliare i chirurghi ad approcciarsi maggiormente all’apprendimento di queste pratiche, sempre mediante un opportuno percorso di “learning curve”.