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Il I incontro, tenutosi lo scorso 10 febbraio, ha avviato un percorso di approfondimento sul tema della medicina del territorio e del bisogno di un nuovo paradigma assistenziale.
L’urgenza di discutere e di confrontarsi è stata di certo dovuta alla pressione che su tutti noi e sullo stesso sistema sanitario ha esercitato il Covid, mettendo a nudo le crepe della medicina del territorio e di come, negli anni, sia stata progressivamente depotenziata sulla base di scelte di modelli organizzativi decisamente ospedalieri e aziendali.
Il dibattito e il confronto nati in questo anno, non solo tra gli operatori sanitari, ma con lo stesso mondo eterogeneo e vasto che ruota intorno alla sanità e che riguarda di fatto tutti i cittadini, ha proposto risposte di superamento della situazione di emergenza, da cui – siamo consapevoli – non è possibile uscire senza l’indirizzo di un cambiamento che ci spinga ad essere migliori nella capacità di affrontare i problemi.
Oggi, molti sanno cosa si dovrebbe fare, pochi sanno come fare e ancora meno sono quelli che fanno veramente e sono quelli che hanno capito chiaramente cosa voglia dire cambiamento e che cercano di superare gli ostacoli e le resistenze, che sanno di potere agire solo su alcuni elementi e non su altri e che, come agenti del cambiamento, agiscono su ciò che è direttamente sotto il lorio controllo e su cui possono intervenire.
Il secondo incontro procede sulla linea di stimolare il confronto non solo sui bisogni del cambiamento ma anche e soprattutto sugli agenti e sulle azioni verso il cambiamento, che ognuno di noi ha cercato di mettere in atto per soddisfare e rimanere fedele ai propri scopi sociali ed etici in qualità di operatore del SSN.
La pandemia ha ulteriormente acuito quello di cui tutti avevano percezione: l’essere in un momento di passaggio e di trasformazione dei paradigmi di salute. Siamo, oggi, in una fase di transizione da uno scenario di specializzazione ad uno di integrazione multidisciplinare, dalla standardizzazione delle prestazioni alla personalizzazione dei servizi, in direzione del paziente, da una economia di dimensione centrata sulle aziende sanitarie e sul numero dei posti letto ad una economia di replicabilità (se prima il paziente andava verso le strutture ora sono i servizi che vanno verso il paziente) dalla sequenzialità all’interdipendenza (della complessità) e, infine, dalla logica analogica a quella digitale.
Oggi, siamo chiamati ad affrontare i fenomeni in un contesto di co-evoluzione delle problematiche, segno della complessità dei sistemi in cui viviamo.
La pandemia ha messo in luce il circuito vizioso, che intrappola il nostro SSN: la debole attività di prevenzione ha aumentato la pressione sulle strutture, che, a loro volta, raccolgono maggiori risorse, che si riducono per la presa in carico delle persone con cronicità, disabilità e fragilità, aumentando la pressione sul sistema, che sta precariamente in equilibrio, fino a quando non arriva la mareggiata….
Il problema vero dell’equilibrio del sistema si sta sempre di più spostando, oggi, sulla possibilità di agire per una distribuzione della capacita del sistema di intervenire in diversi punti, rispondendo al mutamento progressivo della domanda, che va oggi sulla prevenzione, per evitare i rischi futuri, sulla cura e l’assistenza di continuità, su politiche della salute proattiva che non possono essere scisse dalle politiche ambientali e sociali, verso una salute che non è più solo quella della persona, ma che diventa di/della comunità.
Un mutamento che impone di superare i paradigmi imposti, negli anni scorsi, dai modelli economici e che mette l’accento sul rapporto tra bisogno e risorse potenziali per rispondere ai bisogni.
In questo contesto, fatto di pluralità, eterogeneità, diversificazione (in base alla componente prevalente del bisogno), il problema del sistema informativo e dell’ecosisitema digitale integrato (vedi telemedicina), della circolazione dei dati, della possibilità di accedere in ogni momento a fonti di informazioni appropriate utili per meglio organizzare le risorse potenziali, che si ricorda sono limitate, è assolutamente critico.
Approccio multidisciplinare, assistenza proattiva, digitalizzazione e saper comunicare sono delle chiavi di volta di questo mutamento. Possibile, se ci muoviamo verso una logica di meticciamento delle competenze non solo tra sanitari, decisamente più appropriato per approcciare l’interdisciplinarietà è la complessità dei bisogni.
Il secondo incontro nasce dunque su questa scia di riflessione, avviata dall’incontro precedente, per approfondire come ognuno dei partecipanti abbia messo in atto processi di cambiamento per rispondere ai bisogni di salute e nello stesso tempo abbia mantenuto saldo il senso del proprio lavoro e del proprio compito sociale. A questo seguirà un terzo incontro focalizzato, invece, sulle proposte dei caregiver del territorio.
Programma
16.00
Sintesi dell’incontro precedente
Massimo Caruso, Segretario generale AiSDeT
16.05
Intervengono:
Giuseppe Noto, Direttore sanitario ASL Cuneo 1
Antonio Onnis, già Direttore distretto ASL Cagliari e già Commissario AO Perugia
Teodoro Raciti, MMG Catania
Anna Maria Corriga, Responsabile Controllo Performance Sanitarie e Sviluppo Strategico AO Brotzu Cagliari
Maria Pia Onesta, Direttore Unità Spinale AO Cannizzaro Catania
Enrico Ferreri, Direttore Distretto ASL CN 1
Giuseppe Modugno, Dirigente sanitario ASL BT
Antonio Virzì, Direttore Psichiatria ASP Catania
Gianluca Fedelfranco, Infermiere ADI ASL Bari
Giuseppe Macrì, Cittadinanzattiva Sicilia APS
18.00
Conclusioni
Elio Borgonovi, Presidente onorario CERGAS Bocconi
Per ricevere le credenziali di accesso all’incontro è necessario inviare una mail di richiesta a: segreteria@aisdet.it